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Il calendario veneziano rappresenta un affascinante capitolo della storia e della cultura di Venezia.

Prima dell’adozione del calendario gregoriano, il calendario veneziano era utilizzato per scandire il tempo nella Repubblica Serenissima, che aveva peculiarità e tradizioni uniche.

 

Esploriamo insieme le origini, i significati e le curiosità di questo antico sistema di datazione.

Le origini del Calendario Veneziano

 

Il calendario veneziano affonda le sue radici nel Medioevo, quando Venezia era una potenza marittima e commerciale.

A differenza del calendario gregoriano, introdotto nel 1582, il calendario veneziano iniziava l’anno il 1° marzo. Questo sistema era strettamente legato alle stagioni e alle attività economiche della città, come il commercio e la navigazione.

Il calendario veneziano non era solo uno strumento per misurare il tempo, ma anche un riflesso delle tradizioni religiose e culturali della Serenissima. Ogni mese e ogni festività avevano un significato particolare, spesso legato a eventi religiosi o celebrazioni civiche.

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Nuova Fiera della Sensa, G. Bella, Museo Querini Stampalia Venezia

Molte celebrazioni civiche e religiose come La Festa della Sensa e la Festa del Redentore scandivano l’anno e rafforzavano l’identità collettiva della città.

Il calendario veneziano, quindi, non solo regolava le attività quotidiane, ma serviva anche a mantenere vive le tradizioni e a consolidare il senso di appartenenza tra i cittadini della Serenissima.

Tra Calendario veneziano, scansione del tempo e tradizioni esiste una profonda connessione.

La Torre dell’orologio in Piazza San Marco è un po’ il simbolo del tempo alla maniera veneziana.

Capolavoro artistico e della meccanica del XV secolo, la sua funzione non era solo quella di segnare il passaggio delle ore (notare la suddivisione in XXIIII sezioni del quadrante delle ore), ma di connettere il tempo astronomico e liturgico alla vita quotidiana dei cittadini.

Uno dei quadranti è un orologio astronomico che mostra i movimenti del sole, della luna e delle costellazioni zodiacali. Per quanto rispecchi ancora una visione tolemaica questo lo rendeva uno strumento essenziale per determinare le date delle celebrazioni religiose e civili.
L’orologio ha un meccanismo automatizzato che, nel giorno dell’Epifania e nel giorno dell’Ascensione o “Festa della Sensa”, fa sfilare sulla sommità della torre i Magi guidati dall’angelo. Questa processione simbolica, che ancora oggi attira l’attenzione, era un momento solenne e un punto di riferimento per il coordinamento delle processioni in Piazza San Marco.

Il significato dei nomi dei mesi

 

Anche nel calendario veneziano, i nomi dei mesi riflettono i nomi delle divinità greche e romane legate ai cicli della natura.

Marzo segnava l’inizio dell’anno. Il nome deriva dal latino “Martius”, dedicato a Marte, il dio romano della guerra. Questo mese rappresenta la prepotente rinascita della natura e l’inizio della primavera.

Aprile: Il nome “Aprile” potrebbe derivare dal latino in riferimento al germogliare delle piante.

Maggio: Deriva dal latino “Maius”, dedicato a Maia, dea della fertilità.

Giugno: Prende il nome da Giunone, la dea romana del matrimonio e del parto.

Luglio: Originariamente chiamato “Quintilis” (quinto mese) nel calendario romano, fu rinominato in onore di Giulio Cesare (Julius) dopo la sua morte.

Agosto: Inizialmente chiamato “Sextilis” (sesto mese), fu rinominato in onore dell’imperatore Augusto.

lrcalendario con Maia Marzo

Il Calendario veneziano cominciava con Marzo. I cicli legati alle stagioni dettavano l'associazione ad alcune divinità della cultura ellenistica e romana

Settembre: Deriva dal latino “septem”, che significa “sette“, poiché era il settimo mese del calendario romano.

Ottobre: Deriva dal latino “octo”, che significa “otto“, essendo l’ottavo mese del calendario romano.

Novembre: Deriva dal latino “novem”, che significa “nove“.

Dicembre: Deriva dal latino “decem”, che significa “dieci“.

Gennaio: Introdotto successivamente, prende il nome da Giano, il dio romano degli inizi e delle transizioni.

Febbraio: Deriva dal latino “februarius”, che significa “purificazione”, in riferimento ai rituali di purificazione che si svolgevano in questo mese.

Al Caffè Florian, la Sala delle Stagioni, decorata da Cesare Rota (circa 1848-1885), ci immerge nel ciclo naturale del cambiamento. Le allegorie sono rappresentate da figure femminili che incarnano le Stagioni. L’inverno si ritrae in un silenzioso cammino verso il letargo, la primavera esplode in un tripudio di abbondanza e colore, l’autunno porta in grembo uva e tralci di vite, e l’estate è rappresentata da abbondanti messe di grano.

2024-09-03 09.27.28 AUTUNNO Sala delle Stagioni

L’introduzione del Calendario Gregoriano a Venezia

 

L’adozione del calendario gregoriano a Venezia avvenne nel 1582, in linea con il resto dell’Europa cattolica. Questo cambiamento fu promosso da Papa Gregorio XIII per correggere le discrepanze del calendario giuliano, che accumulava un errore di circa 11 minuti all’anno, causando uno sfasamento delle date delle festività religiose rispetto agli eventi astronomici.

Il calendario gregoriano fu implementato eliminando 10 giorni dal mese di ottobre 1582: il giorno successivo al 4 ottobre fu il 15 ottobre.

Questo aggiustamento permise di riallineare le date delle festività religiose con gli eventi astronomici, come l’equinozio di primavera, fondamentale per il calcolo della Pasqua.

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"More Veneto" indicava "secondo il calendario veneto", cioè quello adottato dalla Repubblica Serenissima prima di adottare totalmente il calendario gregoriano.

La specifica “m.v.” nel Calendario Veneziano

 

Una delle peculiarità del calendario veneziano era l’uso della sigla “m.v.” (more veneto), che indicava le date secondo il “modo veneziano”.

Questa specifica era fondamentale per distinguere le date del calendario veneziano da quelle del calendario gregoriano, soprattutto durante il periodo di transizione tra i due sistemi.

Il “modo veneziano” seguiva il calendario tradizionale della Serenissima, in cui l’anno iniziava il 1° marzo. Questo significava che, ad esempio, una data come “25 febbraio 1581 m.v.” corrispondeva al 25 febbraio 1582 del calendario gregoriano.

La sigla “m.v.” era quindi essenziale per evitare confusioni e per mantenere la coerenza nei documenti ufficiali e nelle cronache storiche.

Un interessante esempio di come le tradizioni locali possano persistere e coesistere con nuove pratiche, offrendo uno sguardo affascinante sulla storia e la cultura di Venezia.

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