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Le figure femminili che hanno segnato la storia de La Serenissima

Festa della Donna: un’occasione per ricordare i diritti femminili conquistati nel tempo
La Festa della Donna arriva in quel momento dell’anno in cui la natura si risveglia dal letargo invernale.
Si erge come un faro di luce in un giorno che profuma di storia: quel flusso di lotte e speranze che ci ha portate fin qui, nel ventunesimo secolo.
Le donne, con la loro forza e i loro sogni incrollabili, sono le protagoniste, vittime e vittoriose, di questa giornata di riflessione e celebrazione.
Sono le operaie che hanno sfidato le fiamme nelle fabbriche di New York, le rivoluzionarie che hanno gridato libertà nelle strade di San Pietroburgo.
Sono le madri, le sorelle, le compagne di viaggio che hanno tessuto la trama della nostra esistenza.
L’8 marzo è un canto di libertà, un inno alla dignità. È il giorno in cui ricordiamo le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne. È anche il momento in cui puntare i riflettori sulle discriminazioni, le violenze e le ingiustizie.
È il giorno in cui celebriamo la forza e la resilienza delle donne di ieri, di oggi e di domani.


Crescere con consapevolezza.
Seminare semi gravidi di nuove potenziali conquiste come testamento per le generazioni future

Giovani donne al "Caffè Florian" di Taiwan
E mentre il mondo si colora di mimose e di sorrisi, ricordiamoci che ogni giorno vanno celebrati i diritti delle donne, acquisiti a fatica e troppo lentamente nell’arco della storia del genere umano. Per mantenere fede alla promessa fatta alle donne che ci hanno precedute, dobbiamo continuare a costruire le condizioni per un futuro migliore, un domani in fiore in quel giardino che è la vita.
La storia del Florian e l’emancipazione della Donna
Il Caffè Florian ha una storia che si intreccia con il tessuto storico di Venezia, e quindi con la storia dell’emancipazione femminile di cui si è fatta promotrice.
Rappresenta sin dai tempi della sua fondazione nel 1720 il luogo delle realtà possibili, dove le speranze coltivate e i sogni accarezzati diventano realtà.
Furono proprio le donne il bersaglio dell’editto che nel 1776 le escludeva dalla vita sociale nei Caffè.
Davanti ad un problema di ordine pubblico e controllo dei costumi, alle autorità parve più semplice individuare nel genere femminile, in tutta la sua generalità, il problema.
Conoscendo appieno questo medesimo Consiglio quanto essenziale sia il proseguire nel mettere il dovuto freno alle femmine nostre anche dopo che terminati saranno li tempi carnevaleschi, si statuisce che nelle Botteghe tutte di Caffè non possano femmine di qualsiasi condizione ed in qualunque abito né di giorno, né di notte entrarvi (…)
(Il Consiglio dei Dieci, 28 gennaio 1776)

Gianni Berengo Gardin, "Caffè Florian", Marsilio Editore (2013)
Frequentare i Caffè senza la presenza delle donne rendeva sicuramente le conversazioni meno interessanti e l’atmosfera del locale meno attraente.
Valentino Francesconi, erede del Florian, dopo dieci anni dall’entrata in vigore del divieto, indirizzava una supplica al fine di ottenere un permesso speciale, per limitare il danno economico che la perdita di avventori avrebbe potuto causare alla sua attività.
Chiede quindi di poter accogliere le donne nella “Sala delle Donne” che oggi è conosciuta come Sala del Senato e che fu anche Sala del Risorgimento.
Principe Serenissimo il sommo discapito ch’io incontrerei nel perdere avventori tanto a me utili, l’infiniti pesi d’affitto, ed altre cose occorrenti al mantenimento di essa mia Bottega, agravano ‘infelice mia persona talmente che fatalissimo sarebbemi il non ottenere quanto divottamente, e pien di fiducia, imploro.
Grazie
(Valentino Francesconi, il 26 febbraio 1786)
In virtù della buona reputazione di cui godeva il Caffè Florian in città e nel mondo, il Consiglio dei Dieci gli riconobbe tale concessione.
Venezia è donna: il carattere femminile di Venezia
Fondata su un elemento prettamente femmineo, l’Acqua che la culla e la sfida continuamente, Venezia è donna.
Da sempre è femmina: Venezia è nata dal coraggio e dalla capacità di adattarsi.
Coraggio e capacità di adattarsi sono qualità che appartengono a tutte le donne.


Venezia è una donna bella e regale come la Venezia Trionfante del Veronese che domina la Sala del Maggior consiglio, al Palazzo Ducale.
Una donna che ha saputo conquistare il dominio del mare e del commercio, ma anche della cultura e dell’arte.
Una donna che ha saputo accogliere e integrare le diverse influenze che arrivavano dalle altre civiltà, creandone una sintesi originale e raffinata, tutta veneziana.

Dettaglio dell'opera di Paolo Veronese "Venezia in trono", al Palazzo Ducale
Venezia ha accolto popoli in fuga che trovarono in questo lembo di terra salmastra una nuova speranza lontano dalle guerre.
In laguna è sorta dal fango, ma oggi i suoi palazzi in marmi pregiati ne raccontano ancora le glorie.
A Venezia, la condizione femminile ha avuto un ruolo unico e significativo, soprattutto durante la Serenissima Repubblica.
Le donne veneziane godevano di una libertà e di diritti che spesso non avevano pari in altre parti d’Europa.
Dalla leggendaria madre della città delle dogaresse, alle monache e alle mercantesse, alle artigiane e alle imprenditrici del vetro, ai salotti letterari, alle voci delle polemiste, alle donne in lotta per i diritti delle operaie nelle fabbriche.
Le donne che hanno influenzato la storia di Venezia, dalla sua fondazione fino al Novecento
Sono tante le donne che hanno influenzato la cultura e lo sviluppo della città fin dalla sua fondazione.
Nel V secolo è Adriana, la Regina di Padova consorte del Re Giulius, a trovarsi tra i profughi che cercavano di mettersi in salvo dalla furia degli Unni.
Sceglie il lembo di terra che può garantire sicurezza, protezione e futuro alle sue genti. Nel sestiere di Dorsoduro individua un primo approdo sicuro dopo aver affrontato la laguna. Seconda questa leggenda nasce grazie alla valutazione strategica di una donna in fuga il primo insediamento veneziano.
Elena, la madre dell’Imperatore Costantino, simbolo di ricerca spirituale, conversione e devozione, costituisce il simbolo della Venezia cristiana. Patrona dei viaggiatori e dei pellegrini, le sue spoglie giungono a Venezia nel XIII secolo e sono custodite nella Chiesa a lei dedicata già dall’XI secolo. Da questa Imperatrice, simbolo della Cristianità prende il nome l’intera isola a San Pietro di Castello.
Caterina Corner, ultima Regina di Cipro: una donna resiliente che seppe con onore trasformare l’essere stata strumentalizza in politica, in un’opportunità di crescita.
Dopo essere stata costretta a rinunciare alla corona, si circondò di artisti e umanisti alla propria corte di Asolo entrando per sempre nella storia come figura illuminata del Rinascimento veneziano.


Se il vetro di Murano oggi è così rinomato e apprezzato nel mondo lo dobbiamo anche ad una donna creativa e tenace che non si fermò davanti alle discriminazioni di genere da parte della concorrenza maschile: Maria Barovier.
A metà del XV secolo si trovò a capo della celebre fornace di famiglia e ad essere l’unica erede dei volumi in cui erano custodite le misteriose tecniche alchemiche dell’arte vetraia.
Un’arte considerata prettamente maschile.

La Rosetta, la perla creata da Maria Barovier
Maria Barovier dovette rivolgersi al Doge Agostino Barbarigo per poter continuare a svolgere il proprio lavoro senza ripercussioni sulla sua professionalità.
Creò la “rosetta”, una perla che sarà utilizzata per più di due secoli come moneta di scambio nei mercati di tutto il mondo.
Questa donna veneziana è sicuramente l’emblema del coraggio di far valere il proprio ruolo in un ambiente discriminante.

Cecilia Venier-Baffo, conosciuta come Nûr Bânû, La Sultana veneziana
La vita di Cecilia Venier-Baffo, Nurbanu Sultan, (turco ottomano: نور بانو سلطان, Regina di luce), La Sultana, è un’affascinante intreccio di avventure, potere e diplomazia.
Figlia del patriziato veneziano, la sua storia prende una svolta drammatica quando viene catturata e portata in Turchia nell’harem del Sultano Selim II.
Generosa e filantropa, la sua intelligenza la rendono la favorita di Selim II con il quale avrà cinque figli, tra cui il futuro sultano Murâd III.
Cecilia ebbe un’influenza significativa sulla politica del sultano. La sua lettera alla Regina Elisabetta I d’Inghilterra è stata di grande importanza nei rapporti tra Istanbul e Londra. Inoltre, il suo carteggio con Maria de’ Medici, Regina di Francia, testimonia la sua influenza diplomatica.
Nonostante la sua nuova vita a corte, Cecilia non dimenticò mai le sue origini veneziane. Si adoperò in ogni modo per evitare conflitti militari tra l’Impero Ottomano e Venezia.

"Il merito delle donne" di Moderata Fonte (Venezia, 1555 – 1592)
Il primo testo polemico proto-femminista è opera di Moderata Fonte che si chiamava in realtà Modesta Pozzo. Scrittrice e poetessa, nell’opera “Il merito delle Donne” presenta una visione femminista in difesa delle donne, delle loro virtù e della loro dignità.
E la prima donna laureata della storia?
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia!
Le venne conferito il titolo di Dottore in Filosofia, ma solo come compromesso per non averle voluto riconoscere la Laurea in Teologia. Inammissibile per una donna nel XVII secolo. Greco, Latino, Ebraico, Teologia, Scienze: Elena era fra le donne più erudite della propria epoca.


Una delle donne più libere nel pensiero, nei gesti, e nelle parole del XVIII secolo veneziano fu Maria Querini Benzon.
Insofferente alle regole della vecchia aristocrazia veneziana, animò nel suo palazzo sul Canal Grande uno dei salotti più intellettualmente stimolanti al quale parteciparono Ugo Foscolo, Thomas Moore, Antonio Canova, George Byron, Stendhal mentre sullo sfondo della storia si dissolveva il mito de La Serenissima.


Le donne che hanno saputo far cambiare rotta alla Storia
Mentre Gasparo Gozzi curava le edizioni della Gazzeta Veneta al Caffè Florian, sua moglie Luisa Bergalli componeva, prima donna a farlo, un melodramma andato in scena nel 1725 a teatro San Moisè. Pur di umili origini riuscì a darsi una formazione culturale e fece apprendistato con Rosalba Carriera (un altro esempio di grande donna che ebbe un ruolo fondamentale nella storia dell’arte, e la cui influenza si estese ben oltre i confini italiani).
Carlo Gozzi era solito frequentare il Caffè Florian. Mentre lui si scontrava con Carlo Goldoni per le loro diverse visione sulla Commedia dell’Arte, sua moglie Elisabetta Caminer fondava nel 1774 “Il giornale enciclopedico” e diventava la prima direttrice editoriale al mondo di un periodico illuminista che divenne uno dei principali giornali del genere del tempo.
La scrittrice George Sand (Amandine Aurore Lucille Dupin), usava uno pseudonimo maschile per superare il pregiudizio nei confronti delle opere letterarie scritte da donne, considerate artiste di qualità inferiore. In visita in Italia nel 1834 era solita recarsi al Caffè Florian per scrivere. Si vestiva da uomo per poter fumare liberamente il sigaro.
Giovanissima lascia un marito alcolista e segue la vocazione della scrittura assecondando il desiderio di emancipazione e libertà.


Venezia è una donna patriottica: ha saputo partecipare e sostenere il movimento risorgimentale che portò all’Unità d’Italia e alla fine della dominazione austriaca. Guadalberta Beccari nel XIX secolo fondò il periodico “La Donna” in cui trattava i temi del risorgimento, ma introduceva anche quello del risorgimento delle donne. Guadalberta si circondò di donne intellettuali, insegnanti, letterate che contribuirono all’evoluzione del dibattito sui temi della cittadinanza femminile. Propose l’istituzione di una sezione femminile all’interno della Biblioteca Querini Stampalia, per favorire la diffusione della cultura tra le donne.

"Impiraresse" al lavoro
Il detto “Semo tute impiraresse” a Venezia è legato a un mestiere antico, prevalentemente femminile, che si svolgeva tra l’Ottocento e il Novecento.
Le impiraresse erano donne che infilavano perle, in dialetto veneziano “impirar”.
Durante la bella stagione, era possibile vedere queste operaie di tutte le età sedute davanti all’uscio di casa. Le fabbriche di Murano fornivano le piccole perle di vetro, e le impiraresse le utilizzavano per creare gioielli e oggetti. Queste donne lavoravano instancabilmente, riempiendo le calli veneziane con il loro sprotare (chiacchierare), ma anche con filastrocche e canzoni.
“Semo tute impiraresse” esprime la solidarietà e la forza delle donne che lavoravano duramente, in condizioni di sfruttamento, per guadagnarsi da vivere.

“Ouvrières en perles à Venise”, incisione da un dipinto di Cecil Ch. van Haanen, in Jules Gourdault, A travers Venise, Librairie de l’art, Paris et London, 1883
Semo tute impiraresse / Se lavora tuto el giorno, / tra mille umiliasìon.
Semo fiè che consuma, / della vita i più bei anni, / per un pochi de schei, / che no basta par magnar.
Quante lacrime che femo, / ogni perla che impiremo, / xè na giossa de suòr,
Per noialtre poverette, / altro no ne resta, / che sbasàr sempre la testa, / al siensio e a lavorar
(Siamo tutte impiraperle, si lavora tutto il giorno, tra mille umiliazioni.
Siamo giovani donne che consumano gli anni più belli della vita, per pochi soldi, che non bastano per mangiare.
Quante lacrime versiamo, ogni perla che infiliamo, è una goccia di sudore,
Per noi poverette, non resta altro che abbassare la testa e lavorare in silenzio)
Venezia è donna
Venezia è una donna divina, come la Divina Eleonora Duse che visse a lungo a Venezia e frequentava spesso il Caffè Florian dove incontrava i suoi ammiratori e il suo amante più noto: Gabriele D’Annunzio.
Una donna che seppe essere autentica nella vita e sul palcoscenico. Non usava trucco e la sua recitazione era intensa. Nelle sue interpretazioni affrontò tematiche come il sesso, la famiglia, il matrimonio, il ruolo della donna nella società.

Eleonora Duse, La Divina
Venezia è eccentrica
Lo spirito eccentrico, anticonformista e la voglia di essere Arte in sé, tipica della città, trova la perfetta realizzazione nella Marchesa Luisa Casati.
Visse la città come un palcoscenico e fece del suo corpo espressione diretta della sua arte. Fu musa per molti artisti (Giovanni Boldini, Man Ray) cui oggi dobbiamo la sua immagine iconica e ispirò la maison Cartier per una collezione di gioielli che ne divenne l’emblema.
Tra i suoi stilisti preferiti figura Mariano Fortuny di cui amava tessuti e disegni sontuosi.
Dava feste memorabili e una sera prenotò tutto il Caffè Florian per festeggiare con i suoi trecento invitati. Pare sia arrivata accompagnata dai suoi ghepardi in Piazza San Marco, coperta da una pelliccia sotto la quale non indossava nulla.


Venezia è intraprendente e seduttiva: assidua frequentatrice del Caffè Florian, fu definita “l’ultima Dogaressa”.
La Contessa Annina Morosini, Patronessa de La Biennale, animò la vita mondana di Venezia e fu proprio lei la fautrice dell’incontro tra Gabriele d’Annunzio e la Marchesa Luisa Casati. Con la sua bellezza, il suo carisma e lo stile di vita sontuoso, fu la protagonista assoluta del salotto veneziano per oltre 50 anni.
Soleva accomodarsi sempre allo stesso tavolino nel plateatico del Caffè dove riceveva amici, nobili, artisti e personalità di ogni campo.


Venezia è risorgimentale.
Una donna che fu esempio di dedizione alla causa patriottica che portò all’Unità d’Italia: la duchessa Felicita Bevilacqua.
Vedova del generale garibaldino Giuseppe La Masa, era dotata di grande generosità e attenzione verso la cultura e l’arte. Alla sua morte volle lasciare in eredità alla città di Venezia il palazzo di famiglia, Ca’ Pesaro, con la sua collezione, affinché diventasse un luogo per la cultura artistica cittadina da usare come atelier per i giovani artisti. Il prestigioso palazzo oggi è sede della Galleria Internazionale di Arte Moderna. L’eredità di Felicita Bevilacqua vive attraverso la Fondazione Bevilacqua La Masa, che si impegna a sostenere la creatività e l’arte, proprio come lei fece durante la sua vita.
Le donne illustri nella Venezia contemporanea
Con il novecento nuove figure di donne si affacciano sulla scena veneziana e ricordarne alcune fa provare l’immenso orgoglio di essere donna.
Dobbiamo citare Margherita Grassini Sarfatti in quanto eccellente critica d’arte italiana, nota per la sua importanza nel panorama culturale internazionale del tempo. Colei che formò Mussolini (e dal quale poi si dissociò) era una donna di eccezionale cultura e come tale andrebbe celebrata.
Giuliana Coen Camerino, stilista e imprenditrice veneziana che ci ha lasciati nel 2010, ha fondato la nota griffe di alta moda Roberta di Camerino.
Una cintura intrecciata a formare una “R” è il logo che la rappresenta: il simbolo dell’artigianato e dell’eleganza veneziana.
Le creazioni di Roberta di Camerino hanno indubbiamente lasciato un’impronta indelebile nel mondo della moda. Borse, accessori e abiti con colori vivaci e design unici, hanno conquistato il cuore di celebrità, nobili e artisti. In particolare, la borsa “Bagonghi” è stata indossata persino dalla principessa Grace di Monaco, confermando l’influenza e la raffinatezza del marchio veneziano nel mondo.

Giuliana Coen Camerino, designer e fondatrice del brand veneziano "Roberta di Camerino"
Ricordiamo una grande artista, Ida Barbarigo nata a Venezia nel 1925.
Sua madre era pittrice e poetessa, suo padre il pittore Guido Cadorin. Ida continua la tradizione umanista della sua famiglia e si dedica alla pittura lasciando un’impronta indelebile nell’arte contemporanea veneziana. Espone al Museo Fortuny nel 2016 “Erme e Saturni”.
Una donna che è grande fonte di ispirazione: Tiziana Plebani, storica, saggista e scrittrice, è oggi una voce importante nella cultura veneziana grazie alla sua passione per la storia, la cultura e l’attivismo. Si occupa di storia del libro, storia di genere, storia dei sentimenti e della socialità e ha una particolare attenzione per la storia di Venezia.
A Venezia, dove il passato danza con il presente, le Donne continuano a navigare in acque che sono specchio delle loro anime audaci.
Si fanno custodi di segreti e speranze e ci traghettano verso lidi più sicuri dove le ingiustizie e le disparità non hanno più ragion d’essere.